WHO IS IRINA SHKAP?



NOT IRINA SHAYK.



creare immagini per me non è un esercizio artistico, è una forma di autoanalisi visiva.
ogni progetto nasce da un’urgenza personale, da qualcosa che mi attraversa, ma che poi inevitabilmente si traduce in un linguaggio collettivo, che tocca il modo in cui viviamo, ci mostriamo, ci percepiamo. mi interessa portare dentro le mie immagini tematiche sociali e psicologiche, far convivere la dimensione intima con quella pubblica.
spesso parlo di controllo, di identità, di libertà, di potere, di come il corpo e l’immagine vengano usati, o negati, per definirci.


le mie fotografie e i miei editoriali
diventano spazi di discussione, riflessione, confronto, un modo per restituire complessità a quello che la società tende a semplificare.
mi interessa la trasformazione, non solo estetica, ma psicologica.
mi interessa il momento in cui un volto cambia significato, in cui un corpo diventa simbolo, in cui una posa racconta una storia che non si può
spiegare a parole.

mi interessa il confine tra la persona e il personaggio, tra me e le versioni che creo di me.


non ho mai smesso di cercare quel punto esatto in cui l’immagine diventa
verità e forse è per questo ch
e ogni mio progetto sembra sempre oscillare tra
bellezza e inquietudine, controllo e caos, silenzio e dichiarazione.
perché è lì che mi riconosco.

quello che faccio non nasce dal
desiderio di apparire, ma da quello di esistere davvero.
di riscrivere una storia che da piccola mi era stata tolta.
oggi la mia libertà passa attraverso le immagini, attraverso la possibilità di
essere mille volti e nessuno, di dire senza parlare, di mostrarmi scegliendo
io come. non mi interessa sembrare reale, mi
interessa essere vera, anche dentro la
finzione.
perché è lì, tra la maschera e la pelle,
che finalmente riesco a respirare.