WHO IS IRINA SHKAP?
NOT IRINA SHAYK.
Fin da sempre ho seguito un percorso verso la creatività, iniziando gli studi nel liceo artistico Amedeo Modigliani a Padova.
A partire dall’ adolescenza sentii il desiderio di parlare di me attraverso le immagini, banalmente sui social, o creando look sempre differenti che raccontassero “storie”. Ricordo il tempo interminabile trascorso a creare i miei outfit, acconciature e trucco, per cui ho sempre avuto una grande passione, che si armonizzassero tra loro esprimendo la parte di me che in quel momento volevo far emergere. Non era un semplice vestirsi per fare la moda o per seguire la tendenza, ma un racconto, una storia autentica di me, del mio sentire e delle mie emozioni, per farle emergere o a volte per nasconderle. Questo schema si ripete tutt’ora in quello che creo; parlare di cose profonde ed intime o di argomenti attuali, fa si che il progetto sia contaminato da quell’aurea di cui parla Benjamin Walter nel libro: “L’opera d'arte nella sua riproducibilità tecnica”.
Sono convinta che sia l’ aurea di cui Bejamin parla, a fare la differenza agli occhi di chi guarda. Più ci si mette del proprio, più ci si mette un sentimento, una storia, un qualcosa di profondo all'interno dell'arte, più lo spettatore ne rimane coinvolto.
Credo che le immagini siano la forma di comunicazione più forte perché agisce in modo immediato sulla percezione di ogni individuo adulto o bambino, giovane o anziano, facoltoso o indigente. Ciascuno di noi attraverso le immagini riceve degli input che entrano nel profondo di chi le guarda il che permette di spingersi molto in alto, parlando di temi attuali, aiutando persone che si sentono le uniche ad affrontare certe difficoltà e a volte anche spogliando la società e certi meccanismi di essa.
Ciò che mi ha spinto ad affrontare questo percorso creativo è stata proprio la necessità di “parlare” attraverso una forma di comunicazione non verbale, lasciando spazio ad una più libera interpretazione del pubblico.